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Angoscia Esistenziale
Teoria e Clinica

Autore: Prof. Lodovico E. Berra
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Ci sono situazioni nella vita che mutano il loro significato a seconda del modo in cui vengono vissute. Eventi critici e drammatici possono assumere valore diverso in base al senso che gli viene attribuito. Malattie, traumi, incidenti appaiono spesso nella visione comune come fatti inopportuni in una vita concepita idealmente come quieta, prevedibile, programmabile.


Ma nella realtà la vita non è mai così ed è norma che in essa compaia una inesauribile ed interminabile schiera di eventi spiacevoli e dolorosi. Non è realistico immaginare una esistenza lineare, pulita, nitida e netta; continuamente ci scontriamo con nuovi difficili eventi da affrontare, da accettare, da comprendere.

In questo senso può essere discutibile il fatto che la nostra normalità psichica debba essere caratterizzata da uno stabile stato di benessere, come viene affermato in varie definizioni di salute mentale. Tale stato sembra quasi un finzione, una illusione, una meta mai raggiungibile completamente e stabilmente. Eccezionale ed anomalo sembrerebbe proprio questo stato di benessere costante, che può essere solo momento transitorio e variabile.
Per avere una visione più realistica di ciò che è la nostra esistenza, dobbiamo includere in essa una continua alternanza e miscela equilibrata di fatti positivi e negativi, di momenti di serenità e momenti di tristezza, gioie e dolori, successi e crisi, benessere e sofferenza, salute e malattia.

In questo modo condizioni di malessere e disagio interiore vengono a far parte fondamentale della nostra vita, non necessariamente con caratteri di malattia da curare o sopprimere, ma momenti che danno colori diversi alla nostra esistenza e rendono possibile dare luce a parti nascoste o altrimenti ignorate di noi stessi.

Nel nostro ideale di vita pare non essere possibile accettare l’idea della sofferenza. Appena essa compare viene subito rifiutata, intollerata, vista come ingiusta punizione.
Dobbiamo accettare il fatto che il dolore interiore, ma anche quello fisico, sia parte essenziale della nostra esistenza, anzi elemento che consente la valorizzazione del suo opposto, ma soprattutto che è in grado di dare una diversa percezione delle cose del mondo, aprendo la nostra coscienza ad un visione più ampia e più profonda della nostra esistenza.

È questo il caso dell’angoscia, sentimento che nella nostra cultura viene visto come sintomo, malattia, disturbo da curare, estirpare, sopprimere. Una terapia farmacologica che tenti di spegnere l’angoscia priva in realtà di una occasione speciale, rischia di chiudere una porta che ci può aprire alla possibilità di avere un nuovo sguardo sulla vita e su noi stessi. Può essere infatti, nella visione che vogliamo qui proporre, l’opportunità di una apertura verso la trascendenza.

Il nostro affanno nella ricerca del benessere tende ad annullare le potenzialità di un sentimento. In effetti ogni condizione di sofferenza (malattia, morte, dolore, ...) è in grado di operare una trasformazione della nostra visione del mondo. Nel nostro caso ci interessa particolarmente l’analisi di quella particolare condizione psichica che definiamo angoscia, che vogliamo differenziare da quella simile, e ormai oggi ad essa equiparata, che sono i disturbi d’ansia.

Il termine angoscia ha una tradizione nella nostra letteratura filosofica e numerosi filosofi l’hanno analizzata e descritta. In particolare Heidegger in Essere e tempo la tratta collocandola in una posizione centrale della sua visione filosofica, nel modo analogo in cui Freud pose l’angoscia al centro della sua psicodinamica. Ma mentre Freud ha una concezione naturalistica e medica dell’uomo, così da considerarla sintomo fondamentale di nevrosi patologica, Heidegger la considera un sentimento universale e fondamentale, voce che chiama dal profondo e il cui ascolto può portare all’autenticità esistenziale. Questo comporta la riflessione su come un sentimento simile possa rappresentare cose molto diverse se osservate e intese da punti di vista diversi: angoscia come disturbo o come evento esistenziale, angoscia come malattia oppure angoscia come occasione di trascendenza.

Spesso si tende a sovrapporre i termini ansia ed angoscia, non differenziando in modo particolare il loro diverso significato. Si sta infatti osservando nei moderni manuali di psichiatria la progressiva scomparsa dell’uso del termine angoscia, assorbito ed incluso in quello di ansia. C’è infatti chi afferma che essi siano in realtà due nomi per la stessa cosa. Ma dobbiamo notare che sovente a termini diversi corrispondono concetti o significati diversi, il che ci legittima a riutilizzare e a tentare di rivalorizzare l’uso del termine angoscia.

Come prima affermato, un sentimento può essere visto in modi diversi a seconda del valore che gli viene dato. Noi vogliamo qui invece tentare di distinguere e caratterizzare le due condizioni, ansia e angoscia, considerandole ben diverse nelle loro manifestazioni e nel loro significato. Questo apre la questione di come vi possano essere condizioni di malessere non necessariamente patologiche, che fanno parte della nostra esistenza normale e che possono avere addirittura un senso ed una utilità da non sottovalutare.
È quindi necessario chiarire che cosa caratterizzi il sentimento di angoscia, come si differenzi da altre condizioni psichiche e possa modificare la nostra percezione del mondo attraverso un mutamento dello stato di coscienza.
Infatti l’apertura prodotta dall’angoscia può comparire sotto forma di chiamata, come voce che, se correttamente ascoltata, porta ad una diversa e più ampia visione dell’esistenza. Solo se non ascoltata, ignorata o soppressa, rischia di rimanere relegata nel campo delle patologia e di confluire nell’ampio territorio detto dei disturbi d’ansia o nevrotici.

Spesso per sostenere una tesi ci si basa su complesse e dettagliate descrizioni di sintomi e disturbi, supportate il più delle volte da teorie ben precise e dati clinici. A volte però l’esperienza vissuta descrive meglio e in modo più efficace ciò che accade nella realtà. Per questo insieme alle considerazioni teoriche vi è nel testo una serie di casi, sotto forma di storie raccontate in prima persona. La realtà è sempre diversa dalla teoria ed è perciò necessario rimanere legati al vissuto concreto, all’esperienza viva e reale. Nel momento in cui trasponiamo dati, sintomi, segni, sensazioni in parole scritte si perde inevitabilmente una quota fondamentale di esperienza reale. È quindi per noi fondamentale un contatto continuo e costante con l’esistenza intesa nel suo profondo significato effettivo, non solo come concetto astratto e teorico. Questo ci può esser consentito in modo efficace dai racconti diretti di coloro che hanno vissuto determinate esperienze, dal nostro contatto empatico e comprensivo o dalla nostra esperienza diretta e concreta.

Sono passati circa dieci anni dalla prima pubblicazione di questo volume (“La voce della coscienza. L’angoscia come via alla trascendenza” Gabrielli Editori, 2004) , nato come riflessione e proposta di una diversa visione di uno stato psichico quale l’angoscia. Ho ricevuto in questi anni numerosi sostegni alla mia tesi tali da pensare ad una nuova pubblicazione dello studio, con alcuni aggiornamenti ed aggiunte. Come scrivevo nella prima premessa, questo testo vuole rappresentare uno studio in continua evoluzione, ma che ha come base l’idea che non sempre i nostri sentimenti spiacevoli debbano essere rifiutati, negati o curati ma possano avere un senso ed una loro utilità che deve essere solo svelata e compresa.
L’angoscia è un sentimento fondamentale della nostra esistenza e ignorarlo, sfuggirlo, sopprimerlo o non cercarlo potrebbe essere un grave errore in chi desideri avere una comprensione piena ed autentica dell’esistenza.


Prof. Lodovico E. Berra

Medico specialista in psichiatria, psicoterapeuta, docente universitario di Psicologia Biologica e Neuroscienze presso IUSTO, direttore dell’ Istituto Superiore di Filosofia, Psicologia, Psichiatria – Isfipp e della Scuola Superiore di Counseling Filosofico SSCF.

Svolge la libera professione a Torino ed è autore di numerose pubblicazione nel campo della psichiatria e della filosofia, direttore editoriale della Rivista di Filosofia e psicoterapia esistenziale Dasein Journal e della Nuova Rivista di Counseling Filosofico, Isfipp Edizioni.

Indirizzo Studio: Corso Fiume 16, Torino
Email: prof.berra@isfipp.org
Website : www.lodovicoberra.it